Irene Gualdo
MI PRESENTO

Irene Gualdo

Mi chiamo Irene e sono un’insegnante di materie letterarie e latino.

Terminati gli studi all’università ho conseguito l’abilitazione all’insegnamento e, grazie al concorso ordinario del 2016, ho incominciato a insegnare in un liceo di Roma.

Dopo l’abilitazione, mi sono specializzata nelle attività didattiche di sostegno e mi sono addottorata in filologia italiana.

Il mio posto nel mondo

“…all’improvviso ho perso mio fratello e rischiato la vita in un incidente d’auto. Lui non ha retto e mi ha cacciato di casa. E proprio allora, sbam!, esce il bando del concorso. Ho rimesso insieme i pezzi, conquistato il lavoro dei miei sogni e ricostruito il mio equilibrio”.

Questa è la mia storia, una storia di fragilità e di rinascita.

Dopo un lutto, un trauma e una separazione, mi sono ritrovata sola, a fare i conti con la sfida più importante della mia vita: un concorso che avrebbe potuto salvarmi dalla precarietà, ma che sembrava pensato apposta per farmi fallire.

Un incubo? No, la mia realtà.

Un passo alla volta, nel periodo più doloroso della mia vita sono riuscita a realizzare il mio sogno più grande. Diventare insegnante mi ha permesso non solo di trovare il mio posto nel mondo, ma di ricostruire la mia vita su basi più solide.

Oggi insegno nel liceo in cui ho studiato, non vivo più nel terrore di non arrivare a fine mese e con i miei studenti costruisco ogni giorno la scuola che vorrei. E così, ho deciso di aiutare chi sta affrontando questo percorso a raggiungere il suo obiettivo.

Se ci sono riuscita io, puoi farcela anche tu.
Un passo alla volta.

La scuola oltre la scuola.

Sul sito FuoriClasse puoi trovare aggiornamenti riguardo al mondo della scuola, consigli di lettura, guide alla progettazione di unità di apprendimento, tutorial sul metodo di studio e molto altro.

Il mio canale Youtube

Il canale YouTube FuoriClasse è nato in occasione della sospensione delle attività didattiche per l’emergenza Covid-19, con l’obiettivo di condividere videolezioni di materie umanistiche con studenti e docenti.

Alle videolezioni si affiancano altri contenuti, tra cui tutorial relativi al metodo di studio per studenti di tutte le età e corsi di formazione per aspiranti docenti.
Tutti i materiali sono accessibili gratuitamente su YouTube.

La mia storia è la mia forza

“Mi sono fatta una promessa: nessuno dovrà più affrontare da solo le sfide che ho vissuto io. E così è nato il mio progetto”.

Diventare insegnanti è un percorso a ostacoli.
Superarli insieme è più semplice.

Un tuffo nel passato
Sono nata e cresciuta a Roma, in una famiglia di insegnanti. La scuola è stata il mio pane quotidiano fin da bambina, quando mia mamma studiava per il concorso mentre io… facevo lezione ai miei peluches!

Le preoccupazioni economiche dei miei genitori, il loro desiderio di trovare un lavoro stabile per garantire la serenità a me e Giovanni, il mio fratello più piccolo, le sveglie all’alba per affrontare faticose trasferte in scuole lontanissime: questi ricordi hanno lasciato in me un segno indelebile, come scoprirai se vorrai leggere la mia storia.

Una vita a inseguire il mio sogno
Nonostante le difficoltà e le sfide quotidiane, in casa mia regnava una certezza incrollabile: insegnare è il lavoro più bello del mondo.

E così cresco coltivando il mio sogno: insegnerò anche io, condividerò le mie passioni con i miei studenti e li guiderò alla scoperta di mondi sconosciuti e bellissimi, lascerò il segno.
Riesci a indovinare qual era mio film preferito da bambina? Esatto, L’attimo fuggente! Ma non ci è voluto molto a capire che la scuola, quella vera, era un’altra storia…

«Poi comincia er tormento della scola». Le montagne russe dello studio
“Sarai stata una studentessa modello”, potreste pensare. E invece no, ragazzi, vi sbagliate. Fin dalle elementari studiare per me è un inferno. Amo leggere e scrivere, ma non ricordo nulla di ciò che studio. Una cosa, però, la ricordo bene: lo sguardo deluso dei miei quando si accorgono che le tabelline proprio non mi entrano in testa e che le mie conoscenze geografiche sono a dir poco fantasiose!

Allora si parlava poco di bisogni educativi speciali, disturbi dell’attenzione e difficoltà dell’apprendimento, perciò i miei fallimenti erano costantemente imputati alla distrazione o alla mancanza di impegno. Come avrei fatto a insegnare, se non riuscivo in primo luogo a imparare?

Tra alti e bassi, alla fine ce la faccio
Passano gli anni, ma i problemi restano. Alle medie, non riesco a concentrarmi durante le verifiche, passo i pomeriggi a casa a leggere i manuali pensando ad altro, senza immagazzinare niente, e la mattina dopo mi ritrovo a studiare con i libri sotto il banco durante le spiegazioni, sperando di non essere colta in flagrante. Alle interrogazioni, date, nomi e luoghi si confondono gli uni con gli altri, spesso subisco cocenti umiliazioni e vivo nell’ansia costante di essere colta impreparata.

Eppure, alcuni insegnanti fanno la differenza. Credono in me. E diventano per me un punto di riferimento, un modello da imitare. Puoi farcela, mi dicono. E con il loro aiuto e tanto, tantissimo lavoro su me stessa, riesco perfino a diplomarmi a pieni voti.

Gli esami non finiscono mai!
Ma le mie difficoltà non avevano ancora trovato un nome, figurarsi una soluzione. All’università, dove ero soltanto una matricola tra mille, mi perdo di nuovo. L’ansia mi paralizza impedendomi di studiare, non riesco a dare gli esami e cado in depressione. Cambio tre volte ateneo nel giro di pochi anni, ma mi sento sempre fuori posto.

La mia famiglia ormai è rassegnata. Vado via di casa, prima da mia nonna, poi in un’altra città. E lì mi innamoro. Il mio ragazzo e io decidiamo di andare a convivere, e la prospettiva di costruire insieme una famiglia mi dà la forza di concludere gli studi.

Da studentessa a prof… la strada è ancora lunga!
«Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate», è scritto sulla porta che preclude l’accesso all’inferno dantesco. Ma il monito sembra rivolgersi anche ai poveri malcapitati che, conclusi gli studi universitari, si accingono a intraprendere il percorso per diventare insegnanti.

Il giorno della mia laurea, mentre stringevo finalmente tra le mani la mia tesi rilegata in carta di riso blu e sigillavo nel cuore lo sguardo orgoglioso del mio compagno, non avrei mai pensato di essere soltanto all’inizio.

E invece, come Alice all’inseguimento del Bianconiglio, eccomi catapultata in un labirinto di prove impossibili: il concorso per accedere al TFA, che falcidia centinaia di aspiranti docenti, il tirocinio per abilitarmi, gli esami di profitto, e poi ancora le due tesi sulle discipline d’insegnamento. Ma non demordo: la mia passione per la scuola è il mio faro.

L’anno più brutto della mia vita
È il 2014. Il mio primo, vero anno di insegnamento. Ho un contratto fino a giugno e il mio sogno sembra essere a portata di mano. Certo, devo continuare a formarmi. Voglio una scuola inclusiva e aperta a tutti: per questo, mi iscrivo al concorso per specializzarmi sul sostegno.
Ma ancora una volta la mia mèta si allontana. In una sera di febbraio gelida da far accapponare la pelle, ricevo la notizia che di lì a poco avrebbe sconvolto la mia vita: mio fratello è morto. La mia famiglia distrutta.

Una lotta per la sopravvivenza
Da quel giorno, non sono più io. Mi chiudo in me stessa, mi trascino in giro come uno spettro, sono talmente estenuata e fuori di me da finire coinvolta in un incidente d’auto che per poco non mi costa la vita. Stanco di vivere accanto a un fantasma, il mio compagno mi lascia. È una doccia fredda, l’ennesimo fallimento, anche perché mi vedo costretta a lasciare casa, la sua, dalla sera alla mattina. La mia famiglia è delusa e terribilmente preoccupata.

Ce la farò a sopravvivere? L’affetto dei miei alunni e l’amore per il mio lavoro sono le due stampelle che mi tengono in piedi.

La scoperta che mi ha cambiato la vita
Studiando con le scarse forze che mi restano e nel poco tempo che riesco a ritagliare al lavoro, entro al corso di specializzazione per il sostegno. E, inaspettatamente, scopro di non essere sola: tanti adulti come me hanno affrontato gli stessi problemi con lo studio. Altri, messi alla prova dalla vita, sono rimasti indietro per le tragedie che hanno vissuto.

Si chiamano “bisogni educativi speciali”, quegli insormontabili ostacoli che hanno reso il mio percorso così accidentato. Nascono da difficoltà nell’apprendimento che possono avere radici di natura emotiva e psicologica. E molti studenti lottano ancora per vederli riconosciuti.

E così, mentre imparo come rendere la scuola più accogliente per tutti e come soddisfare questi bisogni nei miei alunni, scopro che esistono strategie e strumenti efficaci ad affrontare anche il mio deficit dell’attenzione e il mio disturbo d’ansia, comprendere e superare le difficoltà che continuavo a incontrare nello studio.

Ancora un’“ultima” sfida
È di nuovo febbraio, e il cielo romano è plumbeo, l’aria pesante. Sto tornando a casa dal lavoro, quando ricevo un messaggio inatteso: è il mio amico Vito, insegnante anche lui. «È uscito il bando del concorso», mi scrive. E subito mi si gela il sangue nelle vene. Non sono pronta. Tra il lavoro e la specializzazione, non ho avuto neppure il tempo per elaborare il lutto e leccarmi le ferite, non parliamo poi di studiare. Le prove saranno entro un paio di mesi, e il programma da conoscere a menadito è immenso. Alle materie che ho studiato all’università se ne aggiungono di nuove: ad esempio la normativa scolastica, questa sconosciuta, l’incubo di una bambina cresciuta con un deficit dell’attenzione. Mi accascio su una panchina in cui mi imbatto per caso e rabbrividisco. Sarà il contatto con il marmo o puro panico? Il cuore mi batte così forte nel petto da farmi temere che possa saltarne fuori. «Non posso farcela», mi dico. E non mi sono mai sentita così sola.

Un faro nel buio
Di notte non riesco a prendere sonno. Penso ai miei colleghi, che mi sembrano molto più preparati di me, al programma, di cui ho ripassato soltanto una minima parte e che sembra aumentare ogni giorno che passa, alla delusione negli occhi dei miei genitori, alla prospettiva di chissà quanti altri anni di incertezza e di precarietà… Eppure, so di poter dare tanto ai miei studenti. Non è giusto che le mie difficoltà mi impediscano di farlo! Quando mi addormento sogno di tornare nella mia vecchia scuola, rivedo il sorriso dei miei alunni, percepisco il calore del loro affetto e la gioia di essere in classe a parlare con loro di ciò che amo.

Devo riuscirci, non ho alternative: il mio futuro dipende da questo concorso.

Il rimedio nel male
Per prima cosa devo gestire l’ansia. Trovo il coraggio di iscrivermi a un corso di yoga. Io che non sono mai riuscita a fare attività fisica per più di due volte di seguito o a stare trenta secondi seduta a meditare senza incominciare a dimenarmi convulsamente, inizio a praticare regolarmente, quasi tutti i giorni. Lavoro sul respiro, sulla concentrazione, sulla costanza.

E così, giorno dopo giorno, lottando con l’insicurezza, l’ansia e la solitudine, mi metto a studiare. Questa volta, però, con una risorsa in più: applico a me stessa le strategie dello yoga e quelle che ho imparato al corso per diventare insegnante di sostegno. E, come per miracolo, funziona!

Il mio posto nel mondo
La fine della storia già la conosci: superato il concorso e l’anno di prova (ebbene sì, c’era ancora un’altra prova da affrontare per il ruolo!), ho realizzato il sogno di insegnare nella scuola in cui ho studiato.

Ma non mi sono dimenticata del mio percorso, né di quanti si sono persi lungo la strada. Mentre firmavo la nomina per il ruolo, mi sono fatta una promessa: mi impegnerò per far sì che nessuno debba più affrontare tutto questo da solo.

E ora…?
Non mi considero certo “arrivata”: come tanti altri insegnanti che credono nel valore del loro lavoro, continuo ogni giorno a studiare, aggiornarmi e formarmi, per offrire la versione migliore di me ai miei studenti e ai miei amici e colleghi. Sono diventata insegnante di yoga e al momento sono iscritta a un master in consulenza filosofica.

Perché ti ho raccontato tutto questo?
Perché ho scelto di dedicare la mia vita a costruire una scuola diversa, non solo per tutti gli studenti che quotidianamente si trovano a combattere con problemi spesso neanche riconosciuti, ma anche per quegli insegnanti che hanno a cuore il loro lavoro e che rischiano di essere ingiustamente tagliati fuori, e per quelli che ce l’hanno fatta ma ogni giorno si chiedono come possono contribuire a migliorarla.

Perché soltanto insieme possiamo realizzare questo sogno, smettere di essere vittime degli eventi e dell’ignoranza, di subire decisioni prese dall’alto, da chi nella scuola non ha mai davvero messo piede. Insieme possiamo trasformare la vita dei nostri studenti, dei nostri figli. E disegnare la scuola di domani.

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